Quando usare lo zolfo in agricoltura
In questo articolo viene affrontato il tema dei funghi: parassiti questi che possono procurare diversi danni alle piante del nostro orto. Si descriveranno qui due funghi molto rilevanti per le colture agricole (oidio e ticchiolatura) e soprattutto come utilizzare lo zolfo per il controllo dei funghi.
Quando usare lo zolfo in agricoltura?
1. Introduzione: generalità sui funghi
I funghi sono degli organismi eucarioti, che per svolgere le loro attività vitali devono trarre nutrimento da altri organismi. In genere sono filamentosi. Fra gli organismi da cui possono trarre nutrimento vi sono le piante. Alcuni funghi infatti (peronospora, oidio, ticchiolatura, etc..), possono compromettere la produzione (sia di ortaggi che di frutta) se non correttamente controllati. Tratteremo in questa scheda due funghi (oidio e ticchiolatura) e descriveremo inoltre quando usare lo zolfo in agricoltura.
2. Oidio
Detto anche “mal bianco”, l’oidio è una malattia fungina che appare con una vera e propria muffa bianca che ricopre la superficie delle foglie (vedi figura successiva). In realtà questa muffa può ricoprire oltre le foglie anche altri organi verdi della pianta come i germogli e i fusti
Foglia di vite infestata da oidio
Oltre la presenza di questa muffa bianca, questo fungo determina anche la necrosi delle parti verdi colpite. Tra le piante maggiormente colpite abbiamo la bietola, fragole, cetrioli, lattuga, vite etc.. Il range di temperatura che determina lo sviluppo di questo fungo (a discapito delle piante) varia dai 20 ai 23 gradi. Il minimo termico si attesta a pochi gradi sopra lo zero, e il massimo poco al di sopra di 30. Anche un valore mediamente elevato di umidità relativa rende più probabile la infestazione da parte di questo fungo. Per tal motivo, la semina non troppo fitta è di fatto un fattore di prevenzione, cosi come l’arieggiamento delle chiome degli alberi da frutto attraverso degli interventi di potatura. Un prodotto antiofidico naturale è lo zolfo (utilizzabile in agricoltura biologica). Nel paragrafo successivo si descrive quando usare lo zolfo in agricoltura.
2.1 Come funziona lo zolfo
Il principio di funzionamento di questo prodotto è legato alla sublimazione dello zolfo (passaggio diretto dallo stato solido a quello aeriforme senza passare attraverso la fase liquida): il vapore dello zolfo (risultato della sublimazione) determina il blocco della germinazione delle spore del fungo. Lo zolfo agisce quindi per contatto (non penetra nella pianta) e al fine di rendere l’azione preventiva efficacia, è necessario coprire uniformemente la pianta. Va comunque ricordato che a temperature elevate lo zolfo diventa fitotossico. In tal senso, si consiglia di eseguire i trattamenti nelle ore più fresche della giornata soprattutto durante le stagioni calde.
In commercio esistono prevalentemente 2 tipologie di zolfo:
- zolfo ventilato: si tratta di uno zolfo in polvere che va distribuito meccanicamente (come questo);
- zolfo bagnabile: questo va diluito in acqua e risulta essere quello più diffuso per i trattamenti per gli orti (come questo).
Si ricorda infine che in aziende condotte in regime biologico, mentre esiste un limite quantitativo per l'uso del rame (media di 4 kg per ettaro/anno), non sembrano esistere limiti per lo zolfo.
3. Ticchiolatura
Con questo nome, si intendono un insieme di malattie provocate da funghi che possono colpire sia alberi da frutto ma anche piante ortive. I funghi interessati possono essere diversi. A titolo di esempio:
- ticchiolatura del melo: provocato dal fungo Venutura inaequalis
- ticchiolatura del nespolo: Fusicladium eriobotryae.
Questi funghi in genere si sviluppano quando si verifica una prolungata bagnatura delle foglie e un clima mite caratterizzato da una temperatura relativamente elevata, 18 - 23 °C. Queste malattie si manifestano sui fiori, sulle foglie (punteggiature) e sui frutti (macchie scure). Vedi foto successive.
Per il trattamento delle ticchiolature si consigliano prodotti a base di rame (ossicloruro di rame e idrossido di rame) e la poltiglia bordolese. Viene qui di seguito presentata una tabella che può aiutare a prevenire gli attacchi di ticchiolatura sul melo. Essa presenta per ciascuna temperatura media, il numero di ore di bagnatura necessarie per provocare un attacco leggero, medio o grave di questo fungo. Esempio: ad una temperatura media di 20 gradi centigradi, sono sufficienti circa 12 ore di bagnatura delle foglie per far sviluppare il patogeno.
Poiché sia la temperatura media dell’aria che la bagnatura delle foglie possono essere rilevati con delle stazioni meteorologiche (rispettivamente con i termometri e con i sensori di bagnatura fogliare), ne deriva la utilità derivante (in termini di prevenzione) dall’uso di queste strumentazioni: vedi scheda “Utilizzo delle stazioni meteorologiche in agricoltura”.
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